Quando i pensieri non si fermano: ruminazione mentale e mente bloccata
- Giorgia Rocca

- 31 ott
- Tempo di lettura: 3 min
“Perché non riesco a smettere di pensarci? ”È una domanda che tante persone si fanno. Non riguarda solo chi vive un momento di crisi, ma anche chi, apparentemente, “sta bene”.
Eppure, capita: ci sono pensieri che tornano, si ripetono, non si lasciano zittire. Ripassi tutto cento volte. Riformuli. Rivivi. Analizzi. Ma invece di trovare sollievo, ti senti sempre più stanco, confuso, distante dal presente.
Questo fenomeno si chiama ruminazione mentale.
Cos'è la ruminazione?
Non è solo “pensare troppo”. È un modo specifico di pensare: ciclico, analitico, ripetitivo. Un meccanismo mentale che si attiva in automatico, spesso per affrontare un dubbio, un fallimento, una perdita o un senso di colpa, ma che, invece di aiutare, finisce per ingabbiare.
Più cerchi risposte, più ti ritrovi nel labirinto delle domande.
Cosa accade nel cervello quando ruminiamo?
Le neuroscienze ci mostrano che durante la ruminazione:
si attiva in modo eccessivo la Default Mode Network (DMN), una rete neurale coinvolta nei pensieri autoriferiti, nell’autovalutazione e nella memoria autobiografica;
si riduce l’attività di aree deputate al controllo esecutivo e all’attenzione (come la corteccia prefrontale dorsolaterale);
aumenta la connessione tra amigdala e corteccia prefrontale ventromediale, rinforzando il ciclo emotivo-negativo.
In pratica, il cervello torna sempre sullo stesso punto, come un ago impazzito su un disco rotto. Il risultato? Ansia, affaticamento mentale, blocco nelle decisioni, insonnia, irritabilità.
Perché da soli non si riesce a smettere?
Perché il meccanismo è auto-alimentato. Chi ruminia, lo fa per “capire meglio”, “trovare una soluzione”, “evitare errori futuri”. Ma più cerca di pensare nel modo giusto, più si perde nei pensieri. È come cercare di uscire dalle sabbie mobili muovendosi di più.
Inoltre, la ruminazione è egosintonica: sembra utile, ma in realtà logora. E più cerchi di scacciarla, più prende forza.
Il ruolo del supporto psicologico
Un lavoro psicologico – in particolare con un approccio strategico – aiuta a:
interrompere il circolo vizioso senza combatterlo direttamente (evitando di cadere nella trappola del “controllare i pensieri”);
riattivare il pensiero funzionale, quello che permette di prendere decisioni, agire, lasciare andare;
riportare equilibrio neurofisiologico, favorendo il recupero di attenzione, lucidità e regolazione emotiva.
Non si tratta solo di “parlare dei propri problemi”, ma di cambiare il modo in cui il cervello processa l’esperienza. Un cambiamento che, quando è ben guidato, può essere sorprendentemente rapido.

Quando chiedere aiuto?
Quando senti che:
non riesci a smettere di ripensare a qualcosa, anche se è passato tanto tempo;
i tuoi pensieri ti bloccano, ti stancano o ti allontanano dalle persone e dalle scelte;
cerchi di “capire” ma finisci per sentirti più confuso;
senti che sei sempre nella tua testa, ma non riesci più a sentirti “presente”.
Non sei solo nei tuoi pensieri
I pensieri ricorrenti possono dare l’illusione che il problema sia “dentro di te” e che devi risolverlo da solo. Ma c’è un’alternativa. E comincia dal concederti uno spazio in cui non dover trovare risposte, ma scoprire un modo nuovo di stare con i tuoi pensieri, senza esserne prigioniero.
Vuoi parlarne?
Se senti che è il momento di uscire dal labirinto della ruminazione, puoi contattarmi per un primo colloquio. In presenza o online, sarà uno spazio senza giudizio, in cui possiamo iniziare a lavorare insieme. Per ritrovare calma. Direzione. Silenzio mentale.
· Nardone, G. (2013). Oltre i limiti della paura. Superare rapidamente le fobie, le ossessioni e il panico. Ponte alle Grazie.
· Nardone, G., & Balbi, E. (2008). Solcare il mare all’insaputa del cielo. Le metafore in terapia breve strategica. Ponte alle Grazie.
· Guidano, V. F. (1988). Il sé nel suo divenire: organizzazione e sviluppo dell’identità personale. Bollati Boringhieri.
· Segal, Z. V., Williams, J. M. G., & Teasdale, J. D. (2002). Mindfulness-Based Cognitive Therapy for Depression: A New Approach to Preventing Relapse. Guilford Press.




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